COME SI PUÒ PENSARE, DI AFFRONTARE DOPO SETTE ANNI DI VUOTO CONTRATTUALE UN RINNOVO, SENZA INVESTIRE RISORSE ECONOMICHE PER MIGLIORARE I SERVIZI, INCENTIVARE IL PERSONALE E SVECCHIARE LE DOTAZIONI ORGANICHE RIMODULANDO IL FABBISOGNO DEL PERSONALE?
Con l’accordo per i nuovi comparti e le aree di contrattazione del pubblico impiego siglato tra l’ARAN e le OO.SS., si chiude un altro spiraglio di riscatto dalla inaccettabile costrizione nei gangli della privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, che conferma la condizione di soccombenza della Polizia Locale all’inadeguato ed anacronistico processo normativo in atto, che non le consente, in via ordinaria, di emergere dalla palude, fin troppo insidiosa, del travagliato rapporto tra gli aspetti professionali e i principi dell’Ordinamento Quadro della Legge 65/1986 e che sacrifica il lavoro di ogni singolo operatore sull’altare dell’incoscienza e dell’immaturità amministrativa della generale classe politica. Si allarga così, in maniera quasi irreversibile, la porta della contrattualizzazione della Polizia Municipale, che conduce, lungo la strada della definitiva privatizzazione, ad un punto di non ritorno e che metterà in crisi, rischiando di delegittimarle, persino le stesse pubbliche funzioni da essa esercitate, allorquando verranno fortemente messe in discussione in relazione ai principi pubblicistici sui quali è stato costruito l’Ordinamento giuridico ed amministrativo della Repubblica. L’aran e le oo.ss. firmatarie hanno suonato congiuntamente le trombe, per il conseguimento dell’accordo del 5 Aprile.
Il SILPoL non è pregiudizialmente contrario alla riduzione dei comparti di contrattazione, se essa può servire a ridurre i tempi negoziali e a fissare istituti contrattuali certi e chiari rispetto alle pastoie del passato, però i dubbi in tal caso sono forti. Il nostro disappunto è invece diretto alle dichiarazioni di certi appagati e solerti latori di miglior notizie, di coloro cioè che ritengono che da questo accordo possano nascere nuove e migliori prospettive, per riformare l’assetto della Polizia Municipale negli ambiti organizzativi, in quegli delle tutele normative e delle garanzie economiche, negli altri, ancora, della valorizzazione e della salvaguardia del patrimonio di esperienza e di professionalità. Stolto è colui che, adagiandosi, ritiene che dallo stesso accordo possano aprirsi “orizzonti di gloria” per la Polizia Municipale, che si possa sperare nel conseguimento, anche graduale, di obiettivi importanti, con l’unica finalità oggettivamente considerevole: quella di vedere elevarsi dallo stallo impietoso della privatizzazione del lavoro una nuova Polizia dei Comuni, una polizia inquadrata nel giusto e coerente ambito del diritto pubblico, della contrattazione separata e del riconoscimento della qualità di Forza di polizia, senza contraddizioni normative, senza limiti professionali ed operativi, pur nel contesto dell’ordinamento locale.
La composizione dei quattro comparti di contrattazione non può, nella maniera più assoluta, condurre a tutto questo; non può, nella migliore delle ipotesi, gettare le basi per garantire ad ogni agente della Locale il doveroso ed ineludibile riconoscimento professionale e la giusta perequazione in termini contrattuali e normativi degli istituti delle Forze di polizia dello Stato. Tutt’al più, con le nuove relazioni sindacali e i nuovi modelli negoziali assisteremo, ancora e soltanto, ai panegirici sulle responsabilità, sui doveri e sulle indennità, che tra le altre cose subiscono da tempo le aggressioni della parte datoriale. Certi richiami alla disciplina di specifiche professionalità, che richiedono una peculiare regolamentazione, o alla creazione di eventuali parti speciali o sezioni all’interno del contratto nazionale collettivo di lavoro, sono esclusivamente degli specchietti per le allodole, un invito per gli ignavi, poiché in questo diverso, ma effettivamente immutato panorama privatistico, ci ritroveremo a combattere la guerra di sempre, basata sulle restrizioni economiche e sul disconoscimento o sulla svalutazione del ruolo e della funzione pubblica della Polizia Locale e del lavoro svolto quotidianamente senza risorse di alcune tipo ed a subire lo stillicidio della valutazione della performance nel calderone generale degli uffici comunali; continueremo dunque a scontraci con il resto dei lavoratori dipendenti, che non appartengono alla Polizia Municipale.
Il 5 Aprile è stato sottoscritto un accordo capestro, basato su di una piattaforma solitamente generalista, nel quale non può trovare posto una Polizia Locale in sintonia con le linee guida della Commissione Europea in materia di sicurezza locale. La Polizia Locale deve essere una Forza di polizia, disciplinata da una legge speciale organica alle sue funzioni, inquadrata ed ordinata dalle norme di diritto pubblico, regolata dal contratto nazionale separato, specialistico e tipico, deve avere le stesse tutele previdenziali, assistenziali ed economiche, nonché lo stesso trattamento giuridico delle Polizie statali. In definitiva, le Polizie Municipali devono essere tenute fuori dai giochi padronali.
Roma 6/4/2016
Nello Russo
(Segretario Nazionale)